Masai Camp, Arusha
Giovedi 14/02/2008 sono partito da Nairobi insieme a Veysel per andare ad Arusha ad organizzare la scalata del monte Kilimangiaro. La strada ed il paesaggio circostante non sono nulla di speciale, anzi risultano piuttosto deprimenti. Ci sono centinaia di camion che formano code interminabili e tantissime fabbriche fatiscenti che fanno da contorno. Ad una ventina di chilometri dalla frontiera con la Tanzania, pero’, si assiste ad uno spettacolo per cui vale sicuramente la pena percorrere questa strada. Guardando verso sinistra ad un certo punto si puo’ vedere la linea dell’orizzonte innalzarsi gradualmente verso il cielo fino a scomparire dietro le nuvole. Inizialmente non ci si rende conto di cosa si ha difronte, ma la vera emozione arriva qualche chilometro dopo quando seguendo con lo sguardo il profilo delle nuvole si vede la linea dell’orizzonte ridiscendere dal cielo e ricongiungersi col terreno. Solo allora si capisce di trovarsi di fronte al Kilimangiaro, la montagna piu’ grande di tutto il continente. Le due pendici sono talmente distanti l’una dall’altra che e’ davvero difficile pensare che possano appartenere ad una sola montagna. Solo quando si prova ad immaginare cosa si nasconda dietro quelle nuvole provando ad unire con la fantasia quelle due linee che scompaiono nel cielo, ci si puo’ fare un’idea della maestosita’ e dell’immensita’ di quest’enorme vulcano.
Una volta arrivati alla frontiera gli ufficiali di polizia della Tanzania non hanno concesso il visto a Veysel e nonostante i nostri ripetuti tentativi, non c’e’ stato verso di fargli cambiare idea e Veysel e’ stato costretto a fare dietro front e ritornare a Nairobi.
Quando sono ripartito oramai si era fatto buio ed aveva iniziato a diluviare. La notte era talmente scura che anche con gli abbaglianti accesi era difficile vedere qualcosa. La strada comunque era asfaltata e nonostante la pioggia si poteva mantenere una velocita’ piuttosto elevata. Improvvisamente, pero’, mi sono ritrovato davanti un fiume di acqua e fango che attraversava la strada e non avendo fatto in tempo a rallentare ho perso il controllo e mi sono ritrovato a fare il bagno insieme alla moto. Fortunatamente c’erano li’ vicino due ragazzi che stavano aspettando che le loro mucche finissero di abbeverarsi e mi hanno aiutato a tirare fuori dal fiume la moto che miracolosamente e’ ripartita al primo colpo.
Verso le dieci sono arrivato ad Arusha ed ho montato la tenda al Masai Camp (S 03 23,115’ E 36 43,190’).
Il giorno dopo mi hanno raggiunto Tom e Veysel (che nel frattempo era riuscito ad ottenere il visto all’ambasciata della Tanzania a Nairobi).
Colonna sonora: “Bridges” Tracy Chapman
Una volta arrivati alla frontiera gli ufficiali di polizia della Tanzania non hanno concesso il visto a Veysel e nonostante i nostri ripetuti tentativi, non c’e’ stato verso di fargli cambiare idea e Veysel e’ stato costretto a fare dietro front e ritornare a Nairobi.
Quando sono ripartito oramai si era fatto buio ed aveva iniziato a diluviare. La notte era talmente scura che anche con gli abbaglianti accesi era difficile vedere qualcosa. La strada comunque era asfaltata e nonostante la pioggia si poteva mantenere una velocita’ piuttosto elevata. Improvvisamente, pero’, mi sono ritrovato davanti un fiume di acqua e fango che attraversava la strada e non avendo fatto in tempo a rallentare ho perso il controllo e mi sono ritrovato a fare il bagno insieme alla moto. Fortunatamente c’erano li’ vicino due ragazzi che stavano aspettando che le loro mucche finissero di abbeverarsi e mi hanno aiutato a tirare fuori dal fiume la moto che miracolosamente e’ ripartita al primo colpo.
Verso le dieci sono arrivato ad Arusha ed ho montato la tenda al Masai Camp (S 03 23,115’ E 36 43,190’).
Il giorno dopo mi hanno raggiunto Tom e Veysel (che nel frattempo era riuscito ad ottenere il visto all’ambasciata della Tanzania a Nairobi).
Colonna sonora: “Bridges” Tracy Chapman
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